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TOTO TRACCE ECONOMIA - sessione 141, aprile 2025
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6 Giorni 22 Ore fa #35
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TOTO TRACCE ECONOMIA - sessione 141, aprile 2025 è stato creato da roberto.rossi
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Quali tracce di ECONOMIA potranno uscire all'esame scritto di aprile 2025?
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6 Giorni 22 Ore fa - 6 Giorni 21 Ore fa #36
da roberto.rossi
Risposta da roberto.rossi al topic TOTO TRACCE ECONOMIA - sessione 141, aprile 2025
RISIKO BANCARIO: QUATTRO OPERAZIONI CHE POSSONO CAMBIARE IL VOLTO DEL PANORAMA DELLE BANCHE ITALIANE
Il mondo della finanza in Italia sta vivendo una fase di grande fermento, con operazioni che stanno ridisegnando il panorama finanziario nazionale. Questo processo, che coinvolge alcuni dei principali istituti di credito, se da un lato può contribuire a rafforzare la competitività del sistema bancario italiano e a creare gruppi più grandi, capaci di competere a livello europeo e globale, dall’altro può causare la perdita di posti di lavoro successivamente all'integrazione tra istituti.
Il motivo principale che ha spinto diversi istituti a cercare il consolidamento è stata la politica monetaria della Banca centrale europea, infatti il progressivo abbassamento dei tassi di interesse crea il rischio per le banche di vedere ridursi i ricavi derivanti dai margini di intermediazione. Questo si scontra con le attese di alte remunerazioni da parte degli azionisti e dalla crescente spinta verso l’innovazione tecnologica che porta con sé una profonda e costosa trasformazione digitale.
L’unione tra banche consente di ampliare il parco clienti, creare sinergie ed economie di scala, aumentare la competitività e diversificare la provenienza dei ricavi. Inoltre, risultano molto appetibili istituti focalizzati sul private banking e le società di gestione del risparmio che garantiscono crescita e commissioni più alte.
Tra le operazioni più rilevanti in corso, spiccano l’offerta pubblica di scambio (ops) di UniCredit su Banco BPM, l’ops di BPER su Banca Popolare di Sondrio e l’ops di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Questi movimenti, nessuno dei quali era stato concordato, hanno sorpreso e scatenato le reazioni del mondo finanziario e politico.
Ops di Unicredit su Banco BPM
UniCredit ha annunciato l’ops su Banco BPM il 25 novembre 2024, finalizzata all’acquisizione della totalità delle azioni dell’istituto milanese per un controvalore complessivo di oltre 10 miliardi di euro, subito respinta dal consiglio di amministrazione di Banco BPM, che l’ha giudicata “inadeguata” a riflettere il reale valore dell’istituto. Secondo l’amministratore delegato di BPM Giuseppe Castagna, inoltre, la fusione potrebbe comportare oltre seimila esuberi.
Anche il governo italiano ha espresso riserve sull’offerta lanciata da UniCredit. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che l’operazione non è stata concordata con l’esecutivo e sarà oggetto di un’attenta valutazione per una possibile applicazione della normativa sul golden power.
L’annuncio dell’ops ha avuto ripercussioni sui mercati: i futures su Banco BPM hanno registrato un rialzo, mentre quelli di UniCredit sono scesi, segnalando tensioni e incertezza tra gli investitori.
L’eventuale integrazione tra UniCredit e Banco BPM consentirebbe al gruppo guidato da Andrea Orcel di rafforzare significativamente la propria presenza sul mercato domestico, grazie all’unione di due reti territorialmente complementari. Banco BPM porterebbe in dote circa 4 milioni di clienti, contribuendo a creare un colosso bancario nazionale. Le sinergie derivanti dall’operazione sono stimate in 900 milioni di euro sul fronte dei costi e 300 milioni sui ricavi, a fronte di costi di integrazione pari a circa 2 miliardi.
Banco BPM è decisa a resistere all’acquisizione ostile da parte di UniCredit e ha intrapreso una mossa strategica per rafforzare la propria posizione: il lancio di un’offerta pubblica di acquisto totalitaria su Anima Holding, il principale gruppo indipendente italiano nella gestione del risparmio. L’operazione mira a consolidare il presidio di Banco BPM nel settore del risparmio gestito e a generare significative sinergie. L’acquisizione, considerata altamente strategica dal management dell’istituto, andrà avanti nonostante il parere negativo della Banca Centrale Europea riguardo all’applicazione del Danish compromise.
UniCredit ha incassato il 28 marzo il via libera dalla Banca Centrale Europea e dalla Banca d’Italia per procedere con l’acquisizione di Banco BPM e delle società del gruppo. Successivamente, il 2 aprile, la Consob ha approvato il documento di offerta, stabilendo che il periodo di adesione si svolgerà dal 28 aprile al 23 giugno.
Nel frattempo, il 4 aprile 2025 si è conclusa con successo l’opa lanciata da Banco BPM su Anima Holding: l’istituto milanese ha raggiunto il 66,67% del capitale, arrivando così a detenere circa il 90% delle azioni del gruppo di gestione del risparmio.
Aumento della partecipazione di UniCredit in Commerzbank
L’11 settembre 2024 UniCredit ha acquisito una partecipazione del 9% nel capitale sociale di Commerzbank, rilevando circa il 4,5% direttamente dal governo federale tedesco nell’ambito della sua strategia di dismissione. A seguito dell’operazione, UniCredit è diventata il secondo azionista della banca tedesca, preceduta solo dallo Stato.
L’acquisto ha colto di sorpresa sia il governo tedesco sia i vertici di Commerzbank, sebbene quest’ultima si sia dichiarata aperta a valutare una possibile integrazione tra i due gruppi. In reazione alla mossa non concordata, Berlino ha immediatamente sospeso il piano di cessione dell’ulteriore 12,6% delle proprie quote, nel tentativo di rallentare quella che è stata definita una scalata ostile da parte della banca italiana.
La Commissione Europea ha espresso preoccupazione per la reazione del governo tedesco, sottolineando che eventuali opposizioni a operazioni di integrazione devono basarsi su motivazioni legate alla sicurezza o all’ordine pubblico, e non su mere considerazioni economiche. Bruxelles ha inoltre ribadito l’importanza di creare istituzioni bancarie più grandi e resilienti a livello continentale.
Sul tema è intervenuta anche la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, la quale, pur evitando commenti su singole operazioni, ha ricordato come le fusioni bancarie siano considerate favorevolmente in un’ottica di rafforzamento del settore.
Il 23 settembre, a pochi giorni dal primo intervento, UniCredit ha sottoscritto nuovi strumenti finanziari relativi all’11,5% del capitale di Commerzbank. Il 18 dicembre UniCredit ha rafforzato ulteriormente la propria posizione, raggiungendo così il 28% del capitale di Commerzbank. Del marzo 2025 è l’autorizzazione formale di BCE che permette a UniCredit di salire fino al 29,9% della banca tedesca. Prima, però, le autorità di vigilanza tedesche dovranno dare il proprio via libera per la conversione degli strumenti detenuti da UniCredit in azioni, facendo così diventare l’istituto italiano il primo azionista della banca tedesca.
Le reazioni di Commerzbank sono state immediate. Il 25 settembre, a pochi giorni dall’offerta di UniCredit, il consiglio d’amministrazione ha nominato Bettina Orlopp nuova Ceo. Ha poi istituito un comitato speciale incaricato di monitorare l’evoluzione dell’operazione e valutare possibili contromisure. Tra queste, l’acquisizione di istituti bancari di medie dimensioni, come la Hamburg Commercial Bank, al fine di rafforzare il proprio profilo e rendersi meno appetibile per una scalata; ma anche un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 3900 posti di lavoro entro il 2028 e un miglioramento degli indicatori finanziari chiave.
Per UniCredit, l’ingresso in Commerzbank rappresenta un’operazione strategica volta a rafforzare la propria presenza nel mercato tedesco e a competere direttamente con Deutsche Bank. In Germania, il gruppo opera già attraverso HypoVereinsbank (HVB), sesta banca del Paese, mentre Commerzbank occupa il secondo posto con una quota di mercato del 6,5%.
Ops di Monte dei Paschi su Mediobanca
Anticipata poche ore prima da Bloomberg, il 24 gennaio 2025 Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo ancora in attività, ha annunciato un’ops su Mediobanca, storica banca d’affari italiana. Obiettivo dichiarato: ottenere il controllo di Assicurazioni Generali, di cui Mediobanca detiene il 13% del capitale ed è il principale azionista.
Un’operazione che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata impensabile, considerato il salvataggio pubblico del Monte nel 2017 e il lungo processo di risanamento che ne è seguito.
L’offerta di Mps valuta Mediobanca 13,3 miliardi di euro. Secondo l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, si tratta di un passo decisivo verso la creazione di un nuovo "campione nazionale", fondato su due marchi di eccellenza da preservare e valorizzare. Il piano industriale prevede sinergie per 700 milioni di euro, costi di integrazione pari a 600 milioni e un ritorno sul capitale del 14%. Il nuovo soggetto combinerebbe la capillarità della rete commerciale di Mps con le competenze di Mediobanca nell’investment banking, nel wealth management e nel credito al consumo, posizionandosi al terzo posto nei principali segmenti di business in Italia.
Il 13 febbraio, Mps ha ufficialmente depositato presso Consob il documento relativo all’offerta e ha presentato richiesta di autorizzazione presso le autorità competenti: Banca Centrale Europea, Banca d’Italia, IVASS e Antitrust, il cui esito è previsto per fine giugno.
L’offerta è stata definita ostile da Mediobanca, che ha convocato il consiglio d’amministrazione per deliberare un rigetto formale e studiare possibili misure difensive. Il cda si è riunito il 28 gennaio, respingendo l’offerta in quanto ritenuta "fortemente distruttiva di valore", "inadeguata dal punto di vista finanziario" e priva di una "logica industriale condivisibile", anche alla luce delle reazioni negative dei mercati.
Nel frattempo, il patto di consultazione di Mediobanca, che rappresenta circa il 20% del capitale ed è composto da soci storicamente vicini al management, si è espresso in modo compatto contro l’offerta, sposando la posizione del consiglio di amministrazione.
Gli analisti di Morgan Stanley, KWB ed Equita hanno espresso dubbi sulla sostenibilità delle sinergie stimate da Mps, evidenziando rischi per i ricavi di Mediobanca, potenzialmente colpiti da una fuga di banchieri chiave, e giudicando l’offerta finanziariamente poco generosa.
Sul fronte politico, l’operazione ha ricevuto il sostegno del governo, che ha accolto con orgoglio l’iniziativa di Mps, sostenuta apertamente da Fratelli d’Italia e Lega, mentre Forza Italia si è mantenuto su una posizione più cauta.
A fine febbraio, il gruppo Caltagirone è salito dal 5 all’8% del capitale di Mps, dichiarando apertamente il proprio sostegno al piano industriale della banca senese. Questa mossa ha ulteriormente alimentato i timori di un rafforzamento delle partecipazioni incrociate tra alcuni dei principali protagonisti del sistema finanziario italiano.
Il 31 marzo, Mediobanca ha notificato alla Banca Centrale Europea la sua preoccupazione per un possibile consolidamento non autorizzato del controllo su tre colossi finanziari del Paese — Mediobanca, Mps e Generali — da parte di due figure chiave: Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e Francesco Gaetano Caltagirone. Attraverso una rete di partecipazioni incrociate, i due investitori potrebbero acquisire una posizione dominante senza il necessario via libera delle autorità di vigilanza.
Ops di Banca Ifis su Illimity
L’8 gennaio 2025 Banca Ifis ha annunciato il lancio di un’offerta pubblica di acquisto e scambio (opas) volontaria sulla totalità delle azioni di Illimity Bank, per un controvalore complessivo di 298 milioni di euro. La decisione è stata approvata dal consiglio di amministrazione di Banca Ifis, presieduto da Ernesto Fürstenberg Fassio, con l’obiettivo di acquisire il 100% del capitale della banca fondata e guidata da Corrado Passera. A seguito dell’annuncio, Illimity Bank ha registrato un balzo del 9,6% a Piazza Affari, mentre le azioni di Banca Ifis hanno chiuso in rialzo dello 0,37%.
Il 10 gennaio, il consiglio di amministrazione di Illimity ha preso atto dell’iniziativa, precisando che l’offerta non era stata né sollecitata né concordata preventivamente. La banca ha ribadito la volontà di proseguire con il proprio piano strategico, inclusa la definizione del nuovo piano industriale, rimanendo comunque aperta alla valutazione di tutte le opzioni strategiche.
Il 15 gennaio, Banca Sella Holding — azionista con una quota del 10% di Illimity — ha espresso un primo segnale di apertura, sottolineando l’interesse a proseguire nella valutazione dell’offerta, riconoscendo in Banca Ifis una controparte solida e credibile e apprezzando le prospettive di creazione di valore industriale insite nell’operazione.
L’11 febbraio, l’ad Corrado Passera ha dichiarato che l’offerta ha comportato il rallentamento di alcuni progetti rilevanti, con conseguenti impatti sui risultati di breve periodo. Ha inoltre ribadito che il consiglio analizzerà attentamente la proposta, garantendo a tutti gli azionisti e stakeholder la possibilità di valutare in modo trasparente le diverse opzioni strategiche, nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa.
L’operazione prevede il completamento dell’opas entro settembre 2025, subordinatamente all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari, attese tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Intanto, il 17 marzo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato di non esercitare i poteri speciali previsti dalla normativa sul Golden Power, concedendo quindi il via libera all’operazione promossa da Banca Ifis su Illimity Bank.
Ops di BPER su Banca Popolare di Sondrio
Il 6 febbraio 2025 Bper ha annunciato il lancio di una ops sulla totalità delle azioni di Banca Popolare di Sondrio, valutando l’istituto valtellinese 4,32 miliardi di euro. L’operazione è stata comunicata ufficialmente con una nota diffusa dall’istituto emiliano.
Il giorno successivo, il consiglio di amministrazione di Unipol — primo azionista con una partecipazione prossima al 20% in entrambe le banche — ha esaminato l’offerta nel corso di una riunione già convocata per l’approvazione dei risultati annuali. L’operazione punta a creare un gruppo bancario più integrato, facendo leva sulle sinergie derivanti dalla presenza di asset condivisi nei settori dell’asset management, del leasing e della bancassicurazione, con Unipol come azionista di riferimento comune.
L’11 febbraio, il consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Sondrio si è riunito per valutare formalmente l’offerta, ribadendo che l’iniziativa non è stata sollecitata né preventivamente concordata. Il cda ha confermato l’impegno nel portare avanti il proprio percorso di crescita autonomo, che prevede la presentazione di un nuovo piano industriale e l’esame di opzioni strategiche volte ad accelerare la creazione di valore. Il board ha inoltre espresso preoccupazione per le sinergie di costo stimate da Bper in 190 milioni di euro, sottolineando il possibile impatto negativo sull’occupazione, sull’organizzazione interna e sulla rete commerciale. Preoccupazioni condivise anche dall’associazione dei piccoli azionisti Insieme per la Popolare, che ha diffuso una lettera indirizzata ai soci di Banca Popolare di Sondrio, definendo l’ops un passaggio che potrebbe “segnare in modo indelebile” la storia dell’istituto e il suo legame con il territorio. Richiamando la posizione critica del cda, i piccoli azionisti hanno messo in dubbio la coerenza industriale, la valorizzazione economica e le modalità dell’iniziativa.
Nonostante ciò il 14 febbraio il consiglio di amministrazione di Unipol ha avviato una prima valutazione dell’offerta, riconoscendo il valore strategico e industriale dell’operazione proposta da Bper. Il 27 febbraio 2025 Bper ha ufficialmente depositato il documento di offerta presso la Consob, avviando così l’iter formale per la realizzazione dell’operazione.
Aggiornato all'8 aprile 2025
Il mondo della finanza in Italia sta vivendo una fase di grande fermento, con operazioni che stanno ridisegnando il panorama finanziario nazionale. Questo processo, che coinvolge alcuni dei principali istituti di credito, se da un lato può contribuire a rafforzare la competitività del sistema bancario italiano e a creare gruppi più grandi, capaci di competere a livello europeo e globale, dall’altro può causare la perdita di posti di lavoro successivamente all'integrazione tra istituti.
Il motivo principale che ha spinto diversi istituti a cercare il consolidamento è stata la politica monetaria della Banca centrale europea, infatti il progressivo abbassamento dei tassi di interesse crea il rischio per le banche di vedere ridursi i ricavi derivanti dai margini di intermediazione. Questo si scontra con le attese di alte remunerazioni da parte degli azionisti e dalla crescente spinta verso l’innovazione tecnologica che porta con sé una profonda e costosa trasformazione digitale.
L’unione tra banche consente di ampliare il parco clienti, creare sinergie ed economie di scala, aumentare la competitività e diversificare la provenienza dei ricavi. Inoltre, risultano molto appetibili istituti focalizzati sul private banking e le società di gestione del risparmio che garantiscono crescita e commissioni più alte.
Tra le operazioni più rilevanti in corso, spiccano l’offerta pubblica di scambio (ops) di UniCredit su Banco BPM, l’ops di BPER su Banca Popolare di Sondrio e l’ops di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Questi movimenti, nessuno dei quali era stato concordato, hanno sorpreso e scatenato le reazioni del mondo finanziario e politico.
Ops di Unicredit su Banco BPM
UniCredit ha annunciato l’ops su Banco BPM il 25 novembre 2024, finalizzata all’acquisizione della totalità delle azioni dell’istituto milanese per un controvalore complessivo di oltre 10 miliardi di euro, subito respinta dal consiglio di amministrazione di Banco BPM, che l’ha giudicata “inadeguata” a riflettere il reale valore dell’istituto. Secondo l’amministratore delegato di BPM Giuseppe Castagna, inoltre, la fusione potrebbe comportare oltre seimila esuberi.
Anche il governo italiano ha espresso riserve sull’offerta lanciata da UniCredit. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che l’operazione non è stata concordata con l’esecutivo e sarà oggetto di un’attenta valutazione per una possibile applicazione della normativa sul golden power.
L’annuncio dell’ops ha avuto ripercussioni sui mercati: i futures su Banco BPM hanno registrato un rialzo, mentre quelli di UniCredit sono scesi, segnalando tensioni e incertezza tra gli investitori.
L’eventuale integrazione tra UniCredit e Banco BPM consentirebbe al gruppo guidato da Andrea Orcel di rafforzare significativamente la propria presenza sul mercato domestico, grazie all’unione di due reti territorialmente complementari. Banco BPM porterebbe in dote circa 4 milioni di clienti, contribuendo a creare un colosso bancario nazionale. Le sinergie derivanti dall’operazione sono stimate in 900 milioni di euro sul fronte dei costi e 300 milioni sui ricavi, a fronte di costi di integrazione pari a circa 2 miliardi.
Banco BPM è decisa a resistere all’acquisizione ostile da parte di UniCredit e ha intrapreso una mossa strategica per rafforzare la propria posizione: il lancio di un’offerta pubblica di acquisto totalitaria su Anima Holding, il principale gruppo indipendente italiano nella gestione del risparmio. L’operazione mira a consolidare il presidio di Banco BPM nel settore del risparmio gestito e a generare significative sinergie. L’acquisizione, considerata altamente strategica dal management dell’istituto, andrà avanti nonostante il parere negativo della Banca Centrale Europea riguardo all’applicazione del Danish compromise.
UniCredit ha incassato il 28 marzo il via libera dalla Banca Centrale Europea e dalla Banca d’Italia per procedere con l’acquisizione di Banco BPM e delle società del gruppo. Successivamente, il 2 aprile, la Consob ha approvato il documento di offerta, stabilendo che il periodo di adesione si svolgerà dal 28 aprile al 23 giugno.
Nel frattempo, il 4 aprile 2025 si è conclusa con successo l’opa lanciata da Banco BPM su Anima Holding: l’istituto milanese ha raggiunto il 66,67% del capitale, arrivando così a detenere circa il 90% delle azioni del gruppo di gestione del risparmio.
Aumento della partecipazione di UniCredit in Commerzbank
L’11 settembre 2024 UniCredit ha acquisito una partecipazione del 9% nel capitale sociale di Commerzbank, rilevando circa il 4,5% direttamente dal governo federale tedesco nell’ambito della sua strategia di dismissione. A seguito dell’operazione, UniCredit è diventata il secondo azionista della banca tedesca, preceduta solo dallo Stato.
L’acquisto ha colto di sorpresa sia il governo tedesco sia i vertici di Commerzbank, sebbene quest’ultima si sia dichiarata aperta a valutare una possibile integrazione tra i due gruppi. In reazione alla mossa non concordata, Berlino ha immediatamente sospeso il piano di cessione dell’ulteriore 12,6% delle proprie quote, nel tentativo di rallentare quella che è stata definita una scalata ostile da parte della banca italiana.
La Commissione Europea ha espresso preoccupazione per la reazione del governo tedesco, sottolineando che eventuali opposizioni a operazioni di integrazione devono basarsi su motivazioni legate alla sicurezza o all’ordine pubblico, e non su mere considerazioni economiche. Bruxelles ha inoltre ribadito l’importanza di creare istituzioni bancarie più grandi e resilienti a livello continentale.
Sul tema è intervenuta anche la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, la quale, pur evitando commenti su singole operazioni, ha ricordato come le fusioni bancarie siano considerate favorevolmente in un’ottica di rafforzamento del settore.
Il 23 settembre, a pochi giorni dal primo intervento, UniCredit ha sottoscritto nuovi strumenti finanziari relativi all’11,5% del capitale di Commerzbank. Il 18 dicembre UniCredit ha rafforzato ulteriormente la propria posizione, raggiungendo così il 28% del capitale di Commerzbank. Del marzo 2025 è l’autorizzazione formale di BCE che permette a UniCredit di salire fino al 29,9% della banca tedesca. Prima, però, le autorità di vigilanza tedesche dovranno dare il proprio via libera per la conversione degli strumenti detenuti da UniCredit in azioni, facendo così diventare l’istituto italiano il primo azionista della banca tedesca.
Le reazioni di Commerzbank sono state immediate. Il 25 settembre, a pochi giorni dall’offerta di UniCredit, il consiglio d’amministrazione ha nominato Bettina Orlopp nuova Ceo. Ha poi istituito un comitato speciale incaricato di monitorare l’evoluzione dell’operazione e valutare possibili contromisure. Tra queste, l’acquisizione di istituti bancari di medie dimensioni, come la Hamburg Commercial Bank, al fine di rafforzare il proprio profilo e rendersi meno appetibile per una scalata; ma anche un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 3900 posti di lavoro entro il 2028 e un miglioramento degli indicatori finanziari chiave.
Per UniCredit, l’ingresso in Commerzbank rappresenta un’operazione strategica volta a rafforzare la propria presenza nel mercato tedesco e a competere direttamente con Deutsche Bank. In Germania, il gruppo opera già attraverso HypoVereinsbank (HVB), sesta banca del Paese, mentre Commerzbank occupa il secondo posto con una quota di mercato del 6,5%.
Ops di Monte dei Paschi su Mediobanca
Anticipata poche ore prima da Bloomberg, il 24 gennaio 2025 Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo ancora in attività, ha annunciato un’ops su Mediobanca, storica banca d’affari italiana. Obiettivo dichiarato: ottenere il controllo di Assicurazioni Generali, di cui Mediobanca detiene il 13% del capitale ed è il principale azionista.
Un’operazione che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata impensabile, considerato il salvataggio pubblico del Monte nel 2017 e il lungo processo di risanamento che ne è seguito.
L’offerta di Mps valuta Mediobanca 13,3 miliardi di euro. Secondo l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, si tratta di un passo decisivo verso la creazione di un nuovo "campione nazionale", fondato su due marchi di eccellenza da preservare e valorizzare. Il piano industriale prevede sinergie per 700 milioni di euro, costi di integrazione pari a 600 milioni e un ritorno sul capitale del 14%. Il nuovo soggetto combinerebbe la capillarità della rete commerciale di Mps con le competenze di Mediobanca nell’investment banking, nel wealth management e nel credito al consumo, posizionandosi al terzo posto nei principali segmenti di business in Italia.
Il 13 febbraio, Mps ha ufficialmente depositato presso Consob il documento relativo all’offerta e ha presentato richiesta di autorizzazione presso le autorità competenti: Banca Centrale Europea, Banca d’Italia, IVASS e Antitrust, il cui esito è previsto per fine giugno.
L’offerta è stata definita ostile da Mediobanca, che ha convocato il consiglio d’amministrazione per deliberare un rigetto formale e studiare possibili misure difensive. Il cda si è riunito il 28 gennaio, respingendo l’offerta in quanto ritenuta "fortemente distruttiva di valore", "inadeguata dal punto di vista finanziario" e priva di una "logica industriale condivisibile", anche alla luce delle reazioni negative dei mercati.
Nel frattempo, il patto di consultazione di Mediobanca, che rappresenta circa il 20% del capitale ed è composto da soci storicamente vicini al management, si è espresso in modo compatto contro l’offerta, sposando la posizione del consiglio di amministrazione.
Gli analisti di Morgan Stanley, KWB ed Equita hanno espresso dubbi sulla sostenibilità delle sinergie stimate da Mps, evidenziando rischi per i ricavi di Mediobanca, potenzialmente colpiti da una fuga di banchieri chiave, e giudicando l’offerta finanziariamente poco generosa.
Sul fronte politico, l’operazione ha ricevuto il sostegno del governo, che ha accolto con orgoglio l’iniziativa di Mps, sostenuta apertamente da Fratelli d’Italia e Lega, mentre Forza Italia si è mantenuto su una posizione più cauta.
A fine febbraio, il gruppo Caltagirone è salito dal 5 all’8% del capitale di Mps, dichiarando apertamente il proprio sostegno al piano industriale della banca senese. Questa mossa ha ulteriormente alimentato i timori di un rafforzamento delle partecipazioni incrociate tra alcuni dei principali protagonisti del sistema finanziario italiano.
Il 31 marzo, Mediobanca ha notificato alla Banca Centrale Europea la sua preoccupazione per un possibile consolidamento non autorizzato del controllo su tre colossi finanziari del Paese — Mediobanca, Mps e Generali — da parte di due figure chiave: Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e Francesco Gaetano Caltagirone. Attraverso una rete di partecipazioni incrociate, i due investitori potrebbero acquisire una posizione dominante senza il necessario via libera delle autorità di vigilanza.
Ops di Banca Ifis su Illimity
L’8 gennaio 2025 Banca Ifis ha annunciato il lancio di un’offerta pubblica di acquisto e scambio (opas) volontaria sulla totalità delle azioni di Illimity Bank, per un controvalore complessivo di 298 milioni di euro. La decisione è stata approvata dal consiglio di amministrazione di Banca Ifis, presieduto da Ernesto Fürstenberg Fassio, con l’obiettivo di acquisire il 100% del capitale della banca fondata e guidata da Corrado Passera. A seguito dell’annuncio, Illimity Bank ha registrato un balzo del 9,6% a Piazza Affari, mentre le azioni di Banca Ifis hanno chiuso in rialzo dello 0,37%.
Il 10 gennaio, il consiglio di amministrazione di Illimity ha preso atto dell’iniziativa, precisando che l’offerta non era stata né sollecitata né concordata preventivamente. La banca ha ribadito la volontà di proseguire con il proprio piano strategico, inclusa la definizione del nuovo piano industriale, rimanendo comunque aperta alla valutazione di tutte le opzioni strategiche.
Il 15 gennaio, Banca Sella Holding — azionista con una quota del 10% di Illimity — ha espresso un primo segnale di apertura, sottolineando l’interesse a proseguire nella valutazione dell’offerta, riconoscendo in Banca Ifis una controparte solida e credibile e apprezzando le prospettive di creazione di valore industriale insite nell’operazione.
L’11 febbraio, l’ad Corrado Passera ha dichiarato che l’offerta ha comportato il rallentamento di alcuni progetti rilevanti, con conseguenti impatti sui risultati di breve periodo. Ha inoltre ribadito che il consiglio analizzerà attentamente la proposta, garantendo a tutti gli azionisti e stakeholder la possibilità di valutare in modo trasparente le diverse opzioni strategiche, nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa.
L’operazione prevede il completamento dell’opas entro settembre 2025, subordinatamente all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari, attese tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Intanto, il 17 marzo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato di non esercitare i poteri speciali previsti dalla normativa sul Golden Power, concedendo quindi il via libera all’operazione promossa da Banca Ifis su Illimity Bank.
Ops di BPER su Banca Popolare di Sondrio
Il 6 febbraio 2025 Bper ha annunciato il lancio di una ops sulla totalità delle azioni di Banca Popolare di Sondrio, valutando l’istituto valtellinese 4,32 miliardi di euro. L’operazione è stata comunicata ufficialmente con una nota diffusa dall’istituto emiliano.
Il giorno successivo, il consiglio di amministrazione di Unipol — primo azionista con una partecipazione prossima al 20% in entrambe le banche — ha esaminato l’offerta nel corso di una riunione già convocata per l’approvazione dei risultati annuali. L’operazione punta a creare un gruppo bancario più integrato, facendo leva sulle sinergie derivanti dalla presenza di asset condivisi nei settori dell’asset management, del leasing e della bancassicurazione, con Unipol come azionista di riferimento comune.
L’11 febbraio, il consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Sondrio si è riunito per valutare formalmente l’offerta, ribadendo che l’iniziativa non è stata sollecitata né preventivamente concordata. Il cda ha confermato l’impegno nel portare avanti il proprio percorso di crescita autonomo, che prevede la presentazione di un nuovo piano industriale e l’esame di opzioni strategiche volte ad accelerare la creazione di valore. Il board ha inoltre espresso preoccupazione per le sinergie di costo stimate da Bper in 190 milioni di euro, sottolineando il possibile impatto negativo sull’occupazione, sull’organizzazione interna e sulla rete commerciale. Preoccupazioni condivise anche dall’associazione dei piccoli azionisti Insieme per la Popolare, che ha diffuso una lettera indirizzata ai soci di Banca Popolare di Sondrio, definendo l’ops un passaggio che potrebbe “segnare in modo indelebile” la storia dell’istituto e il suo legame con il territorio. Richiamando la posizione critica del cda, i piccoli azionisti hanno messo in dubbio la coerenza industriale, la valorizzazione economica e le modalità dell’iniziativa.
Nonostante ciò il 14 febbraio il consiglio di amministrazione di Unipol ha avviato una prima valutazione dell’offerta, riconoscendo il valore strategico e industriale dell’operazione proposta da Bper. Il 27 febbraio 2025 Bper ha ufficialmente depositato il documento di offerta presso la Consob, avviando così l’iter formale per la realizzazione dell’operazione.
Aggiornato all'8 aprile 2025
Ultima Modifica 6 Giorni 21 Ore fa da roberto.rossi.
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